Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo (Felkészülés meghatározatlan ideig tartó együttlétre in lingua originale) è un film del 2020 scritto e diretto da Lili Horvát, regista e sceneggiatrice ungherese. Il film è stato selezionato per rappresentare l’Ungheria nella corsa all’Oscar per il miglior film internazionale 2021, senza però venire candidato.
1. Trama
Marta è una neurochirurga di origini ungheresi che a lungo ha esercitato la sua professione medica aldilà dell’oceano, in America. Il film inizia con il ritorno a Bucarest di Marta il cui obbiettivo è rintracciare e rivedere Janos, un neurochirurgo incontrato tempo prima.
All’inizio lo svolgersi degli avvenimenti è dettato da una scissione temporale: ci vinee raccontato un presente e un indefinito passato. Nel presente assistiamo a quelle che possono essere definite come sedute di terapia di Marta, che racconta la sua storia, ciò che le è capitato.
Il passato invece si sofferma su ciò che è avvento dall’arrivo di Marta a Budapest in poi, proponendo una visione della storia da un punto di vista diverso, più oggettiva, esterna a quelle che possono essere le motivazioni e sensazioni della protagonista.
2. dimenticarsi d’amare
Poco prima che il film inizi, appare sullo schermo ciò che potremmo definire il “succo” del racconto. Lili Horvát inserisce una citazione di Sylvia Plath.
Il – I think I made you up inside my head– credo che ti abbia inventato, credo tu sia frutto della mia immaginazione, è ciò che predomina lungo tutta la narrazione. Dopotutto idealizzare situazioni complicate, come possono essere quelle che riguardano l’amore, è nomale. Si tratta di un meccanismo umano che ci protegge dall’idea che tutto può andare male.
Si sta parlando però di un’arma a doppio taglio in quanto molto spesso questo lasciar fluire libera l’immaginazione, comporta la completa oscurazione di ciò che è reale e razionale. Il personaggio di Marta incarna completamente questo concetto: la sua vita in America si interrompe (numerose scene provano il fatto che lei avesse una brillante carriera chirurgica) per l’uomo che ama, con cui deve ricongiungersi, per raggiungere ed ottenere la felicità idealizzata.
3. Attendere d’essere amate\i.
Lungo tutto il suo percorso per arrivare prima a Budapest e poi avviarsi alla ricerca del suo amante, Martha è circondata da un’atmosfera estraniante, costantemente sospesa tra realtà e astrazione. Percepiamo quasi sempre, durante tutto il film, un forte sentimento di aspettativa emanato dalla stessa protagonista. La pellicola infatti è costruito su di una serie di attese.
Il film stesso è il risultato di una lunga attesa e dato che l’incontro, che si erano prefissati di fare sul ponte, in un giorno prestabilito, viene sventato dal fatto che lui non si presenta, l’attesa di ritrovarsi non si distoglie a lungo.
Tutto questo viene accentuato dal fattore solitudine. Marta si trasferisce da sola a Budapest, si allontana da ciò che conosce, da chi conosce, per ritrovarsi in un ambiente lavorativo ostile, senza che l’uomo che ama la riconosca, sola con se stessa e il ricorso e l’idea di un amore perfetto a lieto fine.
La solitudine è imperante. Il modo in cui la regista si sofferma sui luoghi vuoti, le persone distaccate, il suo essere outsider nella sua stessa immaginazione e fantasia.
4. Il ruolo della medicina nel film
La tematica medica della neurologia rende il racconto più complesso e intrigante. Ad un certo punto sarà la stessa protagonista a proporre l’ipotesi secondo cui, conoscendo bene come funziona il cervello umano, tutto ciò che le è capitato può essere frutto della sua immaginazione e che quindi nulla è accaduto davvero.
Dopo non averla riconosciuta nel parcheggio dell’ospedale, Marta sviluppa quindi una ossessione, finisce quasi per pedinarlo e monitorare i suoi passi. Non rinuncia a lui inizia questo riavvicinamento che è lento e controllato proprio come un’operazione chirurgica.
5. tra illusione e disillusione
I due si avvicinano vivendo attimi di intimità tramite passeggiate di ritorno a casa, fugaci chiacchierate e scambi di sguardi.
Non c’è sicurezza in quello che vediamo, non sappiamo quale è la verità. Una delle spiegazioni plausibili potrebbe essere il fatto che lui ha sempre avuto una famiglia; quindi, che le abbia mentito a lungo. C’è allo stesso tempo la possibilità che si tratti di un intenso e lungo momento onirico.
A svegliare la coscienza innamorata e assopita di Marta è Helen, amica e medico, che fa parte della sua vita in America. Solo dopo questo incontro Marta si fa coraggio e si avvia per scoprire la verità. Al susseguirsi delle domande preoccupate “dove sei stata? dove è lui?” Lei risponde, come se si fosse appena risvegliata dopo un lungo momento di straniamento risponde: “Non lo so. Da nessuna parte”.
6. il finale
La spiegazione di come sono andate le cose, l’abbiamo alla fine del film. In realtà, rimane un finale abbastanza aperto, possiamo noi stessi immaginare come sono andate le cose. Allo stesso tempo però aleggia un senso di confusione e l’immaginazione rimane protagonista rubando la scena a quella che dovrebbe essere la realtà.
Il film termina dove sarebbe dovuto iniziare, al ponte, dove avrebbero dovuto incontrarsi i due. Nonostante tutto il finale è particolarmente rassicurante. Marta, proprio come alla fine di un’operazione, si avvia verso un percorso di ripresa alla ricerca di se stessa e dell’amore a cui e giusto non rinunciare mai.
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