Tutta la bellezza e il dolore: perché As Bestas è tra i nostri film del cuore del 2023

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di Luigi D’Auria

Ha due incipit As Bestas, obra maestra del madrileno Rodrigo Sorogoyen (Il regno, Madre) vincitore di 9 premi Goya e del César 2023 al miglior film straniero, presentato fuori concorso a Cannes75.

Il primo, la Rapa das bestas, evoca la tradizione che da oltre 400 anni si ripete in Galizia ad inizio luglio: una lotta primordiale tra uomini e cavalli selvatici con l’obiettivo di domare e tosare gli animali. Un “corpo a corpo” (come sottolinea il cartello in apertura, ci torniamo) girato in un ralenti magistrale che racchiude tutta la fisicità lirica (degli aloitadores) del cinema di Sorogoyen e che anticipa “tutta la bellezza e il dolore” del film.

Il secondo incipit è al bar. Siamo in una bettola frequentata dagli ultimi maschi rimasti di un villaggio rurale della Galizia, regione all’estremo nord‐ovest della Spagna. La mdp panoramica sui volti degli avventori di questa comunità‐mondo intenti a giocare a domino, suggerendo già relazioni e gerarchie ataviche (dominus-padrone). E’ così che Sorogoyen ci presenta i fratelli Anta, Xan e Lorén.

Le suggestioni caravaggesche di queste prime due scene (rispettivamente la Conversione di San Paolo della Cappella Cerasi e la Vocazione di San Matteo in S. Luigi dei Francesi) sono evidenti. Se da una parte guidano le scelte luminose del cinematographer Alex de Pablo introducendo due temi quali appunto vocazione e conversione, dall’altra pongono la prima delle tantissime domande di un film che interroga di continuo il suo spettatore: c’è (ancora) spazio per il divino?

As Bestas ci avverte già dal titolo: le categorie etiche umane potrebbero non essere valide per il regno animale e ferino (di cui l’uomo fa parte).
Sorogoyen, ancora una volta, tende al suo spettatore una vera e propria trappola etica. La frase che apre la dialogue list del film è: “¿Y tu qué harias?” (E tu cosa faresti?)

Antoine Denis, interpretato da un giustissimo Denis Ménochet (“il Robert Mitchum francese” di QT), è lo straniero, il “francesino” giunto in Galizia con la moglie Olga con la prospettiva di recuperare dei ruderi per dar vita ad un agriturismo che porti avanti un modello di sviluppo sostenibile.
Ma a non essere sostenibile è il rapporto con la comunità autoctona, in particolare con i vicini Xan e Lorén, soprattutto per via del voto contrario dei Denis all’istallazione di impianti eolici nelle aree limitrofe voluta da una compagnia norvegese.

Lo spettatore empatizza con questo omaccione i cui unici aiutanti, in senso proppiano, sono il cane Titán (titan.oneshot su ig), la moglie Olga e una coppia di anziani del paese. E’, però, una posizione scomodissima: Antoine è il progressista, l’ecologista, il democratico. Eppure qualcosa non torna. L’immedesimazione porta con sè gli stessi dilemmi morali che agitavano il David Sumner di Cane di paglia.

La regia fa di As Bestas un climax implacabile. E’ una tomato story (Olga & Tatiana Poliektova, 2011) sulle eterne frontiere artificiali di questo mondo già esplorato. Non ci sono più spazi da scoprire, in cui avventurarsi; il mito è esaurito. In questo senso il film di Sorogoyen è un post‐western. La reference infatti è il genere per antonomasia del cinema americano, ma non nell’accezione classica dei padri: è la rilettura che Peckimpah dà della lezione leoniana. Non c’è più speranza, nè orizzonte: il mucchio selvaggio è un agglomerato di corpi che si contende un fazzoletto di terra, una rapa das bestas.

As Bestas non è un film sull’incomunicabilità. Il bellissimo piano sequenza in cui Antoine e Xan espongono le proprie visioni è il vero nucleo del film (dieci minuti che spaccano l’opera esattamente in due), il cui vero tema è l’inconciliabilità della comunicazione ipersoggettiva contemporanea, la fissione incontrollata dei punti di vista. As Bestas potrebbe essere, in questo senso, la scena post credits dell’ultimo Nolan (“qui non ci sono donne” sottolinea Xan).

Quando un uomo con una camera incontra un uomo col fucile…

Il secondo macrotema è la discettazione pessimistica (?*) sul potere del cinema.

Antoine porta sempre con se un’handycam con cui filma, dal buco nella tasca della sua felpa, tutto: gli screzi, i soprusi subiti, con cui documenta l’avvelenamento del raccolto e a cui affida anche il suo ultimo take.

La mdp tiene in vita (live) Antoine finché impugnata come un’arma. Il cinema conosce solo il presente (la morte ogni pomeriggio di Bazin), non ha memoria; o quando ce l’ha è soggettiva, in quanto soggetta a, assoggettata, danneggiata, come la scheda sd che la polizia ritrova nel bosco.

Ci sono cose che il cinema non può mostrare (*o può non mostrare?): As Bestas è una masterclass di 138 minuti sull’uso del fuoricampo. E’ un film violento senza scene di violenza, (l’im)potenza in atto del cinema. Un cinema che, lasciando finalmente i corpi fuori dal quadro, si interroga sulla centralità dell’uomo nel mondo contemporaneo (e ancora una volta una risposta/suggestione è nel titolo).

Antoine al cospetto delle pale eoliche, vero Fuoricampo del film, rimanda all’epopea senza epica del Don Chisciotte, testo fondante della cultura spagnola, capolavoro del Siglo de oro: il meraviglioso e privo di senso affaccendarsi di chi partecipa al gioco sadico della vita. La conquista dell’inutile.

fuoricampo:

‐”a Margo”, la dedica alla moglie dell’olandese Martin Albert Verfondern, protagonista della vicenda da cui prende le mosse la sceneggiatura di Rodrigo Sorogoyen e Isabel Peña;

‐La Conversione di San Paolo e La Vocazione di San Matteo di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio;

‐La Rapa das Bestas;

-il Making Of sul canale Youtube di Arcadia Motion Pictures;

Cane di paglia e il cinema di Sam Peckimpah;

‐Don Chisciotte della Mancia;

Antidisturbios, la miniserie di Sorogoyen disponibile su Disney+;

@titan.oneshot;

Tomato story (Olga & Tatiana Poliektova, 2011);

‐Il cinema rurale di Giorgio Diritti (Il vento fa il suo giro) e Carla Simón (Alcarràs);

A.S. Bestas, un buon consiglio per fantallenatori cinefili.

Tags: asbestas, beauty, Cannes, caravaggio, cesar, cinema, film, francia, fuoricampo, goya, live, makingof, oppenheimer, rapadasbestas, sorogoyen, spagna, western

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