The ugly step sister: la rivisitazione della favola di Cenerentola di cui avevamo bisogno.

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Di Beatrice Mele

Fin da quando siamo bambini\e, le fiabe e le favole sono state il tramite narrativo con cui interpretare la realtà. Ci sono storie che ci hanno insegnato la gentilezza, il coraggio, la condivisione e l’importanza dei sogni e desideri. Ma cosa accade quando una fiaba viene  rivisitata e filtrata da uno sguardo più adulto e consapevole? Ve lo dico io, ne escono fuori magistrali lavori come quello che è The ugly step sister di Emilie Blichfeldt.

Questo film squarcia il velo d’ideale che abbraccia la storia di Cenerentola, per decostruirla e offrire al pubblico una narrazione che mette in risalto il lato di questi racconti in particolare sulla storia di Cenerentola originariamente parte della raccolta – fiabe della famiglia- dei fratelli Grimm pubblicata nel 1812.

1. trama

La fiaba è di grande ispirazione per la storia, però vengono attuati dei piccoli cambiamenti. La protagonista del film è Elvira che insieme a sua madre Rebekka e sua sorella Alma, si trasferiscono in una nuova casa in seguito al legame che la madre ha intrecciato con un gentiluomo. Anche il padrone di casa è accompagnato da una figlia, l’incantevole Agnes.

 

Questa famigliola felice è destinata a rimanere tale per poco. Il padre muore e lascia le donne senza denaro, senza protezione dal mondo, ma soprattutto senza marito. Come per caso o per magia, in concomitanza alla morte, c’è chi invece vuole che la sua vita continui. Il principe invita tutte le ragazze vergini a partecipare ad un ballo, tra cui sceglierà la fortunata che diverrà sua moglie.

2.il personaggio di Elvira

Il film si apre con un momento onirico: Elvira sogna di essere ritrovata in un bosco dal principe, che una volta rimasto ammaliato dalla sua bellezza, la porta via a cavallo tra le sue braccia. Questa prima scena presenta, anche se in maniera implicita il personaggio di Elvira. Lei è una giovane  sognatrice, con atteggiamenti infantili, piena di aspettative sul principe e sull’amore. Si tratta di un amore incondizionato, unilaterale e ideale.

Quando l’invito arriva anche per lei, tutto è reale però, il principe può davvero innamorarsi di lei, il sogno diventerà realtà. Se solo non fosse che tutte le persone intorno a lei la scherniscano per il suo aspetto. A causa di questo, ma anche sotto richieste da parte della madre, inizia la sua trasformazione per diventare più bella.

3. beauty is pain

“Chi bella vuol apparire, un po’ deve soffrire”. Per quanto sconveniente possa sembrare, questa è la frase con cui gran parte di noi siamo cresciute. Il film accoglie in tutti i sensi questa affermazione, perché ciò a cui assistiamo, è un lungo processo di cambiamento fisico ma anche mentale, doloroso e viscerale.

I trattamenti a cui Elvira si sottopone vengono accompagnati dalle sue urla. Si parte dalla rinoplastica, per poi proseguire con l’applicazione delle ciglia finte, cucite a mano, fino ad arrivare alla pillola, ovvero un verme dimagrante.

Nonostante tutto lei rimane molto positiva ed entusiasta in quanto crede che questi trattamenti la aiuteranno a ricongiungersi con il suo vero amore anche realmente. Solo verso la fine di questo autodistruttivo percorso, si ritroverà cambiata fisicamente e mentalmente.

4. Un percorso mostruoso per raggiungere la bellezza

La frase beauty is pain in questo specifico film si incarna perfettamente visivamente grazie al genere del body horror. Martellino e punteruolo per spaccare il naso e “rimetterlo a posto”, ago e filo per infoltire lo sguardo. Ingerire un verme che non fa ingrassare ma ti lascia magiare tutto quello che vuoi.

Quante almeno una volta nella vita, abbiamo sentito la necessita di sottoporsi a particolari e non propri giusti trattamenti, per arrivare ad essere migliori, più vicino e simile a ciò che di più bello ci circonda?  Elvira ha bisogno di apparire più bella di come è per farsi scegliere dal principe.

Il suo atteggiamento fanciullesco fa si che Elvira non si percepisca come brutta. Solo dopo, a causa degli altri, che risaltano le differenze estetiche tra lei e Agnes (Cenerentola) che al contrario rappresenta la grazia, la bellezza canonica pura ed immacolata (immaginario irreale e fiabesco a cui siamo abituate), la sua confidence svanisce.

5.il personaggio di Agnes (Cenerentola)

Agnes è la figlia dell’ormai ex padrone di casa e come accade nella stessa fiaba, una volta che le sorellastre e la matrigna si insediano nella nuova dimora, lei viene confinata nelle cucine e rilegata al ruolo di sguattera.

Il motivo per cui Cenerentola viene diseredata, non è soltanto perché volevano marginalizzare la sua bellezza ma anche perché Agnes non è vergine, di fatti essa intrattiene una relazione con lo stalliere di cui è innamorata ma che ha intenzione di lasciare, perché è intenzionata per necessità, a combinare un matrimonio di convenienza con il principe.

Cenerentola non è lo stesso personaggio che raccontano i fratelli Grimm o che racconta la Disney. La Blichfeldt ridisegna il suo personaggio dandole una tridimensionalità, desideri e sentimenti considerati negativi come rabbia, tristezza e ambizione. Alla fine della storia, si riabilita da sola, non è il matrimonio con il principe che la libera e la salva, si salva da sola, organizzando tutto per farsi scegliere.

Quella condizione per quanto agiata, è un sacrificio. Fin dall’inizio Agnes non si piega in maniera sottomissiva agli insulti e alle ingiustizie gratuite. L’idea di crescere donne docili ed e educate, mai esagerate negli atteggiamenti, sempre devote è quello che ci hanno fatto credere di dover essere. Come si può ben vedere la storia è cambiata.

6. e  vissero per sempre … da ordinari e scontenti.

Dopo numerose torture fisiche e psicologiche Elvira rientra finalmente in ciò che gli altri volevano che lei fosse. Si sente bella, risulta bella e questo è tutto ciò che conta. Una volta arrivata al ballo viene subito notata e in pochi minuti diventa la prescelta fino a quando una donna misteriosa non le ruba la scena rovinandole i piani.

D’un tratto tutto collassa, i capelli le cadono, lo stomaco le da un po’ di problemi. Tutto cambia e una nuova possibilità si presenta all’orizzonte quando la fanciulla misteriosa del ballo perde una scarpetta, e tale oggetto verrà utilizzato dal principe per andare alla ricerca della sua bella. Ed è qui che Elvira, in concomitanza con ciò che raccontano i Fratelli Grimm, si taglia le dita dei piedi per entrare nella scarpa.

 

 

La madre, dopo aver sentito le sue urla, la vede per la prima volta estremamente provata ma finirà ciò che Elvira ha iniziato ma non ha potuto terminare ovvero finire la mutilazione e curarla. La stessa madre che dopo tutto rimane una donna che cerca di barcamenarsi tra la società per mantenere uno status, la propria famiglia a volte sacrificando se stessa più del dovuto.

7. Il finale

A questo punto Elvira non è la giovane sognatrice che abbiamo avuto modo di osservare all’inizio. Agnes, dato che il suo piede, era l’unico irragionevolmente piccolo da entrare nella scarpa, ha alla fine sposato il principe, lasciando le sorellastre e la matrigna da sole.

Il risveglio di Elvira in seguito a tutti questi eventi, è lento, doloroso. La protagonista viene ritrovata dalla sorella Alma la cui prima preoccupazione è far scappare Elvira, scappare entrambi da questa fiaba malsana in cui sono rinchiuse.

Ed è proprio questa la soluzione, Alma conduce Elvira, lontano da tutto ciò che l’ha cambiata. Quest’ultima scena che vede protagoniste le due sorelle a cavallo allontanasti da ciò che sembrava essere ideale è la perfetta metafora del fatto che nella vita servirebbe qualcuno il cui istinto nobile da cavaliere, ci liberasse dalla fiaba tossica che stiamo vivendo per portarci verso un nuovo orizzonte in cui non poter più essere the ugly step sister.

8. regia e influenze filmiche

Emilie Blichfeldt si colloca tra le nuove promesse cinematografiche nel panorama del Sundance Film Festival 2025. Il film nasce come progetto per la tesi all’università. Si tratta di un prodotto ambizioso dal punto di vista visivo. Le numerose scene che coinvolgono l’utilizzo di effetti speciali, sono realistiche e ben girate nonostante sia un film indipendente. 

La regista in questo senso, ha giocato molto con il realismo e l’accostamento tra bello e regale in contrapposizione allo sgradevole e disgustoso, mantenendo quindi sempre l’attenzione dello spettatore su questa questa compresenza. In particolare facciamo riferimento al focus sulla tavola imbandita all’inizio del film ma anche con il cadavere del padre di Agnes e la stessa gettata disperata su di lui.

The ugly step sister è un film che nasce da anni di riflessione e decostruzione su quello che riguarda la donna e ciò che ha determinato la costruzione dell’essere sociale percepito come donna. Tutto questo è da indirizzare al lavoro attuato dal femminismo ma in ambito filmico credo che si possa parlare di come esista un pre e post the substance.

Lungi da me dare il merito solo a questa pellicola! Detto ciò, è palese il modo in cui la storia di Elvira e in generale, sotto alcuni aspetti, l’estetica del film, richiamino rispettivamente Elisabeth e la sua corsa al successo attraverso l’assunzione della sostanza. Ho riscontrato questa sorellanza anche nel modo in cui è stata pubblicizzato il trailer: la scelta musicale, il montaggio e ovviamente il messaggio.

Queste influenze non sono plagio, al contrario si parla di film che raccontano un esperienza universale, prendendo in considerazione vari aspetti e punti di vista. Mi piace pensare che, se Elvira avesse visto The substance, alla fine non avrebbe ceduto e avrebbe continuato ad essere una sognatrice e sarebbe andata bene così.

Tags: autorialità femminile, body horror, cinema, film, toko

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